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Il Gazebo Audiofilo

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    Messaggio Da ema49 Sab Mag 14, 2011 8:43 pm

    pluto ha scritto:Partiamo dalla fine dell'intervento di Carlo:
    - m è piaciuta molto la sua educata e civile conclusione.

    - visto che nessuno ha chiesto il mio parere, da ignorantone ve lo do lo stesso:
    intanto sembro essere l'unico qua che riesce a gradire sia il Bach suonato su cembalo sia su pianoforte. Ultimamente poi l'ho ascoltato anche suonato da un trio jazz (anatema) - mi è piaciuto pure quello (x inciso Jacques Loussier trio - Telarc)

    - credo che nessuno di noi, figli e futuri nipoti, riuscirà mai a venire fuori dall'eterna diatriba del Bach al cembalo o al piano

    . Perrahia, se non era solo una battuta, mi sembra piaccia anche a Carlo. Se è così bene siamo in 2 ad apprezzarlo molto. Inoltre supportato da incisioni sempre molto valide
    A me piacciono molto i suoi concerti di Mozart ma anche quelli di Bach non mi dispiacciono. E sempre rimanendo sul piano Schiff e la Hewitt

    - Gould: a me piace su Bach e Haydn, Forse non tutto ma diverse cose sono superbe. Concordo sul suo ruolo centrale come scopritore/divulgatore in un certo senso di Bach (un pò come Casals ha fatto con le Suites). Ruolo che anche Vito ha giustamente riconosciuto. Forse non mi fa impazzire su Beethoven, ma confesso di non conoscere la sua Appassionata. Carlo mi ha incuriosito e cercherò di rimediare

    Sulla genialità o meno, direi che bisognerebbe intendersi. Penso che tutti i nomi che avete citato siano dei geni della tastiera -alcuni hanno lasciato segni indelebili altri meno, ma sul fatto che sappiano strimpellare, direi che non ci piove. Poi giustamente ognuno esprime delle preferenze (spesso in base ai propri gusti e anche ai dischi che ha o ascolta)
    Nonostante io abbia molti dischi confesso di non avere e quindi non conoscere i dischi di tanti artisti. Ma non si può avere o conoscere tutto
    (specie se uno non è un musicista o uno studioso oun appassionato molto specializzato.)

    La cosa che mi sorprende di più però, onestamente è questa nettezza di posizioni: o così o pomì. Lo dico senza nessuno spirito polemico. E' una giusta preferenza personale, ma mi sorprende lo stesso che si possa preferire o solo l'approccio filologico o solo l'uso del piano etc. Ma sono solo io ad ascoltare sia Leonhardt sia la Hewitt? Boh

    Ciao a tutti
    Gian

    Gianni, sai come la penso sui gusti personali e su come si possa ascoltare la musica colta. Quando però si chiedono -giustamente- le motivazioni delle proprie scelte, il discorso diventa più complicato e le opinioni necessariamnete si diversificano.
    Tutto quì.
    Ciao, Emanuele
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    Messaggio Da Pazzoperilpianoforte Sab Mag 14, 2011 10:22 pm

    Anch'io in teoria, Gian, amo tanto Bach al pianoforte quanto al clavicembalo, o al clavicordo. Però devo dire che da quando il mio orecchio si è abituato al clavicembalo/clavicordo le volte che ascolto Bach al pianoforte sono sempre di meno. Non è un fatto razionale, ma sicuramente nella mia testa e per il mio modo di sentire trovo le sonorità dello strumento antico più in sintonia con il mio modo di intendere la musica di Bach.

    ma soprattutto il problema non è il clavicembalo o il piano: il problema è le convinzioni e il gusto e l'approccio dell'interprete che si avvicina a Bach con lo strumento antico rispetto a chi approccia Bach dallo strumento moderno. Ed allora non stiamo confrontando solo due strumenti, stiamo confrontando due modi diametralmente opposti di intendere il modo di fare musica.

    Non mi stupirei poi della nettezza delle posizioni. Anche Carlo ha prima invitato me ad ascoltare Gould senza pregiudizi (e senza pregiudizi continuo personalmente a ritenere il suo Haydn frigido, e retrodatato al barocco - non un barocco filologico ma metastorico, diciamo così - anche se in Haydn non mi provoca le perplessità che mi provoca ascoltarlo in Beethoven), ed ha definito l'esperienza in Haydn di Gould come qualcosa di definitivo... ma forse non ha mai ascoltato - visto i suoi rapporti con gli strumenti antichi - Haydn al fortepiano (per le sonate per esso pensate) o al clavicembalo, o esecuzioni basate sulla prassi d'epoca, cosa che apre orizzonti irraggiungibili di freschezza ed espressività rispetto alla scuola neoclassica al pianoforte. E secondo me fa vedere in luce molto più relativa l'apporto di Gould (ma anche di altri pianisti) alla conoscenza di questo autore per come la possiamo avere oggi. Eppure non credo che Carlo, mosso da queste mie parole, si porrà in condizione di ascoltare gli interpreti che ho segnalato in questo ambito interpretativo. Detto in altri termini, basta una parola di Strauss e al rogo gli strumenti antichi Edizioni di classica su supporti vari (SACD, CD, Vinile, liquida ecc.) - Pagina 40 285880 !

    Allo stesso modo pur con tutto l'interesse che possa essere attribuito al Gould interpete di Beethoven, di fatto gli interpreti di maggior autorevolezza in Beethoven sono universalmente ritenuti altri (anche se magari a detestare il Beethoven di Gould siamo in pochi Edizioni di classica su supporti vari (SACD, CD, Vinile, liquida ecc.) - Pagina 40 650957 ), il che vuol dire che gli orizzonti di critica anche razionale a quelle intepretazioni non sono proprio immotivati. Non credo che per questo Carlo smetterà di godersi però i dischi gouldiani di Beethoven, e giustamente, aggiungo.

    Quindi raggiunta una visione del mondo musicale classico, si tende a non crescere ulteriormente, ed a vivere di certezze: le proprie, ovviamente. Anche perché che cos'è il testo? Che cos'è lo stile? E' importante la prassi e la tradizione interpetativa o conta solo la scelta individuale? O conta solo il testo? Vogliamo ascoltare l'autore o l'interprete? ecc. ecc., in un giro infinito di opinioni.

    Però ecco, una cosa vorrei chiarirla: il concetto di genio in musica. Tutti i musicisti di cui stiamo parlando sono grandi musicisti. Nel senso che sanno suonare a menadito uno strumento, e sanno produrre idee interpretative rilevanti rispetto ad un qualsivoglia testo. Non è questo che si discute. Ma ognuno di noi ha dentro di sé un concetto di ruolo dell'interprete ed un gusto che non coincidono con quelli di tutti gli altri. E quando ci poniamo nei confronti dell'interprete, per tante visioni del mondo musicale esistono tanti concetti di genio interpretativo.

    Proprio per questo credo che sia importante, prima di tutto, la relativizzazione della propria posizione, che è l'unica cosa che lascia spazio anche all'opinione degli altri.... Relativizzare non significa rimunciare alle proprie idee, ma significa cercare di comprendere anche quelle degli altri. Anche se poi, nella nostra stanza per musica, entrerà sempre e solo la voce degli interpreti che preferiamo e non quella degli altri....

    Ciao Edizioni di classica su supporti vari (SACD, CD, Vinile, liquida ecc.) - Pagina 40 285880



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    Messaggio Da ema49 Dom Mag 15, 2011 10:05 am

    pluto ha scritto:La cosa che mi sorprende di più però, onestamente è questa nettezza di posizioni: o così o pomì. Lo dico senza nessuno spirito polemico. E' una giusta preferenza personale, ma mi sorprende lo stesso che si possa preferire o solo l'approccio filologico o solo l'uso del piano etc. Ma sono solo io ad ascoltare sia Leonhardt sia la Hewitt? Boh

    Ciao a tutti
    Gian

    Ciao Gianni, la cosa non deve sorprenderti. Anch'io, moltissimi anni fa Razz ascoltavo tutto quello che si poteva ascoltare. Piano, clavi..in maniera idiscriminata, da grande abbuffata. Col passare degli anni ho maturato alcune convinzioni, suffragate da studi condotti per lo più da esecutori con valide, validissime argomentazioni ed ho operato delle scelte, comunque dettate dal gusto personale, a fronte del quale tutte le sopraddette argomentazioni cedono il passo. Per me oggi ascoltare Bach al piano è diventata una sofferenza..ma non mi permetterei mai di criticare chi, come te o Vito o lo straussiano Carlo, operi altre scelte sulla base di convinzioni personali, di gusto o a seconda del tempo che fa. La musica colta ha questo di bello: si può amare, violentare, strapazzare quanto vuoi; Lei è indifferente, gli spartiti sui quali si basa restano, adeguandosi ad epoche e conseguentemente gusti che invece cambiano. Lei è immortale, noi fortunatamente no.
    Buona Domenica.


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    Messaggio Da pluto Dom Mag 15, 2011 10:31 am

    Buona domenica a voi amici

    Spero abbiate compreso che la mia non era assolutamente una critica - e che mi conosciate abbastanza per sapere che ho il massimo rispetto x le idee altrui, siano esse religiose, politiche, sessuali, musicali e via dicendo.

    Per cui figuratevi se mi permetto di mettere in discussione le Vs scelte. Credo solo che ogni tanto, all' apparire all'orizzonte di un interprete interessante di una delle 2 correnti, valga la pena assaggiarlo etc x poi pesarlo e confrontarlo nelle proprie hit parades personali. Ma questo sicuramente lo fate..

    Ciao
    Gian
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    Messaggio Da Pazzoperilpianoforte Dom Mag 15, 2011 12:11 pm

    Io di recente ho assaggiato per esempio in Haydn il pianista Bavouzet...

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    Messaggio Da pluto Dom Mag 15, 2011 12:12 pm

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    Messaggio Da ema49 Dom Mag 15, 2011 1:20 pm

    Riprendo il discorso di prima, interrotto perché volevo andare a trovare il mio vecchio..
    Col passare degli anni, diminuisce anche la voglia di apprendere, di esplorare, di sperimentare. Ci si abbarbica e si cerca un seguito su Compositori già arcinoti..sempre gli stessi ma sui quali non si finisce mai di imparare. Si cerca negli spartiti quello che con lo "stereo" non si riesce a sentire. Per questo sono passato alle cuffie e penso di (s)vendere tutto a brevissimo..anzi buona parte di tutti gli accrocchi sono già in mano al pusher. La cuffia permette una analisi d'ascolto sicuramente (per me..ovvio) più approfondita, lo stereo mi distrae. Insomma, in tutti i campi musicali c'è una involuzione del desiderio di espandere i propri interessi ed una evoluzione della voglia di capire di più quello che già si pensa -a torto- di avere già compreso. Si diventa più rigidi mentalmente, meno tolleranti nei confronti delle novità, delle nuove interpretazioni che possano mettere in dubbio quelli che vengono considerati dati acquisiti. Invidia nei confronti di chi è alla ricerca? No, non direi..conoscere poco, ma conoscerlo bene, consolidarlo sempre meglio: questa credo possa e debba essere la via maestra. Per lo meno alla mia età.


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    Messaggio Da Pazzoperilpianoforte Dom Mag 15, 2011 3:26 pm

    I miei interessi musicali, infatti, col tempo si sono serrati al setetcento e primo ottocento, il resto restandone fuori. Ed in questo ambito ho trovato grande riscontro ai miei gusti nell'approccio interpretativo filologico (senza necessariamente considerarlo infallibile od esaustivo).

    E' ovvio quindi, oserei deire naturale, che un approccio come quello di GOuld non mi convinca, perché sicuramente a-storicistico.

    Poi sono sempre disponibile all'ascolto delle novità.

    Di recente in Chopin ho ascoltato l'ultimissimo Lortie, che mi è piaciuto assai.

    Invece, Gian, per Bavouzet si è trattato in Haydn di una bocciatura. Anche qui intendiamoci: Bavouzet suona benissimo, ma le sue interpretazioni sono le solite di stampo neoclassico che ci si può aspettare sul pianoforte. Il fatto che il testo adottato sia più attendibile di altri nulla sposta, mentre invece è molto pesante l'assoluta assenza di variazioni espressive, dinamiche, coloristiche, testuali nella ripetizione dei temi, nei ritornelli, e con molta regolarità agogica (ritmo costante e con poche variazioni). Il solito Haydn di medioalto livello al pianoforte, ma senza un'oncia di novità, a mio parere, e con poca fantasia che lo faccia preferire ad altri....ecco, rispetto a queste interpretazioni certo Gould è su di un altro livello, non c'è che dire.

    L'Haydn che più mi ha convinto degli ultimi dieci anni è stato decisamente quello di approccio filologico: Schornsheim, Beghin, Badura-Skoda, Cooper. In questo ambito cronologico credo che oggi questo tipo di approccio sia proprio inimitabile in questi testi. Laddove invece il percorso esplorativo percorribile al pianoforte si è praticamente compiuto e concluso. Nonostante qualche sorpresa come quella di Fazil Say.

    A cavallo tra settecento e ottocento, l'approccio filologico non ha invece dato risultati rivoluzionari in Beethoven (anzi, a volte i risultati sono stati controproducenti) e in Chopin, mentre i soliti noti (Badura Skoda - Bilson) hanno ottenuto ottimi risultati anche in Schubert. Ovviamente sempre restando in ambito tastieristico.

    L'ultima mia "scoperta" poi è stato Bach J. S., nel senso che forse solo ora sono arrivato ad una maturità d'ascolto tale da riuscire veramente a godermelo. A dimostrazione che nel tempo qualcosa sempre cambia... fortunatamente...

    Invece sull'audio sposo la tesi di Ema. Per me l'ascolto della musica è solo in cuffia. ED intendo l'ascolto della musica con cui l'Hi-Fi (l'ascolto dello stereo per godere dello stereo) non ha niente a che vedere. Conservo ampli e diffusori esclusivamente per l'ascolto dei film...


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    Messaggio Da pluto Dom Mag 15, 2011 4:08 pm

    Pazzoperilpianoforte ha scritto:I
    Invece sull'audio sposo la tesi di Ema. Per me l'ascolto della musica è solo in cuffia. ED intendo l'ascolto della musica con cui l'Hi-Fi (l'ascolto dello stereo per godere dello stereo) non ha niente a che vedere. Conservo ampli e diffusori esclusivamente per l'ascolto dei film...

    Su questo dissento Vito pur apprezzando anch'io alcuni dei vantaggi della cuffia (isolamento, concentrazione massima, possibilità si sentire certi particolari) ma si perde altro e trovo ci sia una certa innaturalità rispetto all'evento. Ma non mi passa manco x la capa di farvi cambiare idea e quindi vi auguro ogni migliore ascolto cuffiofilo sunny
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    Messaggio Da ema49 Dom Mag 15, 2011 4:49 pm

    Pazzoperilpianoforte ha scritto:


    L'ultima mia "scoperta" poi è stato Bach J. S., nel senso che forse solo ora sono arrivato ad una maturità d'ascolto tale da riuscire veramente a godermelo. A dimostrazione che nel tempo qualcosa sempre cambia... fortunatamente...



    cheers cheers cheers
    SE le nostre chiacchierate hanno contribuito, anche solo per un millesimo, alla tua "scoperta", ne sono veramente felice..


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    Messaggio Da Pazzoperilpianoforte Dom Mag 15, 2011 6:18 pm

    ema49 ha scritto:SE le nostre chiacchierate hanno contribuito, anche solo per un millesimo, alla tua "scoperta", ne sono veramente felice..

    Certo che hanno contribuito! Edizioni di classica su supporti vari (SACD, CD, Vinile, liquida ecc.) - Pagina 40 285880


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    Messaggio Da ema49 Dom Mag 15, 2011 7:04 pm

    Pazzoperilpianoforte ha scritto:

    Certo che hanno contribuito! Edizioni di classica su supporti vari (SACD, CD, Vinile, liquida ecc.) - Pagina 40 285880


    Grazie! Buona serata


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    Messaggio Da Pazzoperilpianoforte Lun Mag 16, 2011 8:58 am

    Ciao a tutti. Ho appena ascoltato la prima Suite per violoncello di Bach eseguita da Rostropovich. Volevo raccontarvi le mie impressioni a caldo, anche perché così chiuderei il discorso iniziato qualche post fa su questa Suite.

    Ieri però rileggendo la mia "tenzone" con Carlo su Gould, mi sono reso conto che - preso dal discorso - posso aver dato adito a una cattiva interpretazione del mio pensiero(che spalmato su varie schermate forse nessuno avrà letto integralmente Laughing ). Cerco quindi di dire in due parole: quando dico che Gould è un irritante eccentrico, sto esprimendo un parere personale che niente ha a che vedere con la razionalità, anche se in me deriva anche da considerazioni razionali. E questa opinione personale niente toglie al fatto che Gould sia un pianista straordinario dal punto di vista tecnico e dell'inventiva. E' solo che approda a dei risultati che per me sono immotivati dal punto di vista stilisto, storicisto, interpretativo. E questo è invece il lato logico del mio giudizio, che credo nessuno possa contestare. Le interpetazioni di Gould non sono su base storicista (credo di averlo spiegato molto bene e che non ci sia nemmeno forse bisogno di spiegarlo): chi come Carlo è poco interessato a questo aspetto può lecitamente considerarle il frutto di un genio, per me sono il frutto di una grande capacitò creativa, ma ledono e il ruolo dell'interprete e la verità dell'opera.
    Non sono il solo ad esprimere queste riserve sul Gould interprete. Proprio per questo mi peritava dire che questo giudizio è molto diverso dal dire che Dante sia uno scribacchino piuttosto che un grande poeta. In primo luogo perché non esiste al mondo alcuna persona che su qualsivoglia base possa esprimere un giudizio negativo sulla poesia di Dante, mentre qualche giudizio limitativo su basi storicistiche esiste e come nei riguardi delle interpretazioni di Gould. In secondo luogo (e cosa molto più importante) perché Dante è un poeta, un autore, un creatore, non un interprete: Dante ha lo stesso ruolo per la poesia di quello che ha Haydn per la musica: sono "compositori". Il ruolo di Gould è diverso, e sta alla poesia di Dante come potrebbe starci quello di un Gassman che legga le sue poesie, o la Divina Commedia. Il ruolo di Gould non è quello del creatore ma dell'interprete, e qui si apre il discorso sul ruolo dell'interprete che ho cercato nel mio intervento fiume di spiegare (per chi è riuscito a leggere). A seconda del ruolo che attribuiamo all'inteprete potremo o meno riconoscere a Gould genialità o eccentricità. Il ruolo invece di Haydn e Dante è ben diverso, e la genialità a loro la attribuiamo sulla base, molto più inequivocabile pur se comunque soggetta al gusto, della qualità delle loro opere.

    Tornando a Rostropovich. Attacca il Preludio con una velocità molto superiore alla quasi totalità dei violincellisti ma riesce, miracolo, a non privarlo di valore melodico grazie ad una pienezza di cavata che i violoncellisti comuni non ottengono spesso nemmeno a velocità dimezzate rispetto questa! Questo approccio virtuosistico, mordente al Preludio - secondo me - rispetto ad un approccio più cantabile (Casals) priva un pò di stacco espressivo la successiva Allemande. La Courante è però leggerissima, molto varia nell'esecuzione, graziosissima, in punta di archetto. Strepitosa la Sarabande, lentissima, che diventa vero centro espressivo, cantabile della Suite. Grazioso, leggero come la Courante il Minuetto (o meglio, i minuetti), con una punta di civettuolo, mondano nell'accento e nel timbro veramente delizioso (oltretutto Rostro suona con una dinamica pazzesca dal ppp al mf in questi movimenti, ed i pianissimo sono veramente strepitosi per facilità e nitore). La Gigue conclusiva unisce il mordente virtuosistico e la possente cavata dei primi due movimenti al languore, alla leggerezza, alla graziosità degli altri, in qualche modo ricompletando, ricitando tutto il ventaglio espressivo della Suite e chiudendo il cerchio di tutta la composizione.

    Decisamente una esecuzione da porre in vetta a tutte le altre, a fianco di quella di Casals e un gradino sopra a quella di Brunello, che rimane a mio parere primo incontrastato tra i secondi (diciamo così).

    Io forse in questa Suite preferisco di un pelo l'approccio più cantabile di Casals all'impulso virtuosistico di Rostro, ma stiamo parlando veramente di gusti personali. Dalle caratteristiche di Rostropovich e di questa sua interpretazione credo che nelle ultime Suite - di maggior impatto virtuosistico - la preferenza potrebbe probabilmente invertirsi, e Rostropovich prevalere su Casals. Staremo a vedere.

    Per ora ciao a tutti. Edizioni di classica su supporti vari (SACD, CD, Vinile, liquida ecc.) - Pagina 40 285880

    Vito


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    Messaggio Da ema49 Lun Mag 16, 2011 12:26 pm

    Pazzoperilpianoforte ha scritto:
    Io forse in questa Suite preferisco di un pelo l'approccio più cantabile di Casals all'impulso virtuosistico di Rostro, ma stiamo parlando veramente di gusti personali. Dalle caratteristiche di Rostropovich e di questa sua interpretazione credo che nelle ultime Suite - di maggior impatto virtuosistico - la preferenza potrebbe probabilmente invertirsi, e Rostropovich prevalere su Casals. Staremo a vedere.

    Per ora ciao a tutti. Edizioni di classica su supporti vari (SACD, CD, Vinile, liquida ecc.) - Pagina 40 285880

    Vito

    Da notare, in Rostropovich, le svelate note gravi di b.c., l'anima di dio per Bach e in tutti gli altri esecutori meno limpide (Casals ad esempio) o più limpide (Yo Yo Ma..) ma in quest'ultimo caso a scapito della linea melodica principale..


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    Messaggio Da carlo Lun Mag 16, 2011 1:47 pm

    Pazzoperilpianoforte ha scritto:
    (che spalmato su varie schermate forse nessuno avrà letto integralmente Laughing ). Cerco quindi di dire in due parole: quando dico che Gould è un irritante eccentrico, sto esprimendo un parere personale che niente ha a che vedere con la razionalità, anche se in me deriva anche da considerazioni razionali. E questa opinione personale niente toglie al fatto che Gould sia un pianista straordinario dal punto di vista tecnico e dell'inventiva. E' solo che approda a dei risultati che per me sono immotivati dal punto di vista stilisto, storicisto, interpretativo. E questo è invece il lato logico del mio giudizio, che credo nessuno possa contestare. Le interpetazioni di Gould non sono su base storicista (credo di averlo spiegato molto bene e che non ci sia nemmeno forse bisogno di spiegarlo): chi come Carlo è poco interessato a questo aspetto può lecitamente considerarle il frutto di un genio, per me sono il frutto di una grande capacitò creativa, ma ledono e il ruolo dell'interprete e la verità dell'opera.
    Non sono il solo ad esprimere queste riserve sul Gould interprete. Proprio per questo mi peritava dire che questo giudizio è molto diverso dal dire che Dante sia uno scribacchino piuttosto che un grande poeta. In primo luogo perché non esiste al mondo alcuna persona che su qualsivoglia base possa esprimere un giudizio negativo sulla poesia di Dante, mentre qualche giudizio limitativo su basi storicistiche esiste e come nei riguardi delle interpretazioni di Gould. In secondo luogo (e cosa molto più importante) perché Dante è un poeta, un autore, un creatore, non un interprete: Dante ha lo stesso ruolo per la poesia di quello che ha Haydn per la musica: sono "compositori". Il ruolo di Gould è diverso, e sta alla poesia di Dante come potrebbe starci quello di un Gassman che legga le sue poesie, o la Divina Commedia. Il ruolo di Gould non è quello del creatore ma dell'interprete, e qui si apre il discorso sul ruolo dell'interprete che ho cercato nel mio intervento fiume di spiegare (per chi è riuscito a leggere). A seconda del ruolo che attribuiamo all'inteprete potremo o meno riconoscere a Gould genialità o eccentricità. Il ruolo invece di Haydn e Dante è ben diverso, e la genialità a loro la attribuiamo sulla base, molto più inequivocabile pur se comunque soggetta al gusto, della qualità delle loro opere.


    Vito

    il tuo intervento io l'ho letto tutto, e messo come lo metti in questa tua ultima, è più condivisibile (almeno ammetti che Gould sia un ganzo). Ma restano dei "ma" in particolare su come intendiamo tu ed io il ruolo dell'interprete

    Il parallelismo Gould-Haydn vs. Gassman-Alighieri è secondo me forzato: all'Alighieri il suono (ted. "Klang") dei suoi versi importava poco e anche la lettura pubblica serviva a scopi divulgativi, politici, non estetici. Ad Haydn invece sì, quel suono gli interessa e gli interessa nel suo proiettarsi sul pubblico (pensa alla Creazione e a tutti i suoi effetti speciali).
    Gassman colla sua lettura non fa altro che sottolineare concetti che in realtà possono essere anche letti sulla carta, ed il risultato espressivo, la sua configurazione esecutiva non ha mai come fine il solo significato estetico. Diverso potrebbe essere il ruolo della recitazione, ma non allargherei così tanto il discorso.
    La Musica puoi limitarti a leggerla sulla carta, ma in questo caso ci sarebbe anche una dimensione unicamente estetica, e sono in pochissimi quelli che pur leggendo con piena comprensione grammaticale e di linguaggio possono fare a meno dell'esecuzione di uno strumentista per arrivare a fondo a ciò che l'autore si figurava.

    In altre parole, quanti sono in grado di capire le sottigliezze recitative del grande lettore, allo stesso modo sono in grado di analizzare un testo e di fruirne con altrettanta consapevolezza.
    Io, d'altra parte, posso saper leggere - tanto per dire- una modulazione armonica e posso saperne inserire il suo significato all'interno della drammaturgia di un pezzo, ma, a meno che non sia davvero un musicista professionista (e pure assai bravo), relalizzare nella mia mente il pieno significato fisico e percettivo di quella modulazione (il "Klang" di prima), non è scontato. E il grande interprete Pollini, quella modulazione potrebbe farmela percepire in maniera completamente diversa dal grande interprete Sokolov; e qui, ovviamente, ti vengo incontro al 100% sulla valenza (dico "valenza", e non dico "importanza") dello strumento scelto per la specifica esecuzione, tuttavia, parlando di ruolo dell'esecutore e della sua funzione di ricreatore dell'opera d'arte, si può dire che questa ricreazione possa esistere a prescindere dallo strumento (per fare un nome, Backhaus era assolutamente indifferente allo strumento che suonava, purché avesse 88 tasti).

    Insomma, non me la sento spolpare ed avvilire come fai tu così a fondo il ruolo dell'interprete, come fosse variabile nulla neutra e tuttalpiù meccanica di fronte all'unico dogma che è invece quello del testo: dove sta l'arbitrio che diventa eccessivo e quindi lesivo del verbo? +/- 10% del metronomo e sei già da condannare?
    siamo peraltro così sicuri che le ricerche fatte in campo di prassi esecutiva autentica abbiamo risolto tutti i punti oscuri e la prassi "autentica" sia davvero l'ultima parola? Se scopriamo domani che Bach suggeriva ai propri figli di suonare con un sigaro in bocca, che conclusioni ne dobbiamo trarre?

    Se dunque c'è una forzatura al testo, e questa forzatura arricchisce il messaggio sottinteso dell'autore, e questo arricchimento io lo percepisco sia all'ascolto sia al ragionamento, beh allora a mare tutti gli strumenti a tastiera che pesano meno di 200 chilogrammi Embarassed . Ma qui, come giustamente dici tu, siamo nel pieno dominio del gusto personale e quindi pari e patta.

    Comunque per chi me lo chiedeva, sì, suono il pianoforte, son diplomato in Conservatorio (ma di professione faccio l'ingegnere), e ce li ho i dischi della Schornsheim (che mi piacciono), ho anche un sacco di dischi di Badura-Skoda con il quale ho pure fatto una masterclass da ragazzo, lavorando sull'op.119 di Brahms. Sì, se avessi lavorato su Haydn, forse oggi parlerei diversamente Neutral

    Ciao
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    Messaggio Da Pazzoperilpianoforte Lun Mag 16, 2011 2:40 pm

    Ciao Carlo.

    Non so se tu parleresti diversamente se tu avessi lavorato con Badura Skoda su Haydn (forse si). Però sicuramente - perdonami, lo dico in amicizia - non hai studiato bene Dante (lo dico con qualche cognizione di causa, ho frequentato due anni di filologia dantesca, pur se la laurea non l'ho mai conclusa), perché quello che dici sui suoi versi che andrebbero letti e non recitati, e che a lui non importava niente del suono dei suoi versi, è assolutamente contro ogni conoscenza ritenuta non plausibile, ma certa, sulla poesia dantesca.
    Basti pensare alle "Rime Petrose" tutte costruite su suoni aspri ricchi di "P" "T" "R" "S", dalla tradizione stilvonistica rigorosamente evitati quando possibile (e così dalla tradizione successiva petrarchesca), esperienza che poi confluirà come molte altre dantesche nella Commedia.
    Ma il discorso è troppo lungo: mi basterà ricordare - per sintesi - che la Commedia è uno spaventoso testo sperimentale di uso del linguaggio italiano, forzato ed espresso in tutti i molteplici modi in cui il suono della lingua permette di piegarlo. LO stesso verso è suono, destinato ad essere cantato. Al punto che tradizionalmente nella poesia si parla di "canto" proprio per rifarsi alla tradizione orale della poesia classica. E Dante essendo piuttosto alto cronologicamente - banale dirlo - appartiene proprio a questa tradizione, orale, e per fine estetico, sonoro, musicale, non certo politico, polemico o didascalico.....

    Leggere Dante senza pronunciare la parole e i versi significa perdere moltissimo della valenza della sua creazione artistica (che è tutta suono, altro che, ci sono paginate e paginate di studi danteschi a dirlo), quasi allo stesso modo di come succeda leggendo uno spartito. Anche il lettore solitario, per capire Dante occorrerebbe pronunciasse il verso che legge a bassa voce.

    Quindi lasciamo perdere Dante e la sua poesia - che è tutta suono e canto - per favore.

    Ritornando invece alla musica e dicendo brevemente, io non ho mai detto che l'interprete debba essere impersonale. Altrimenti dovresti sapere - visto che la conosci - che non potrei mai amare l'interpretazione filologica, in cui l'interprete addirittura completa, interpola il testo. Quello che dico io è che l'intervento dell'interprete non è creativo (al pari dell'autore) ma ri-creativo (in posizione di contribuzione ma in subordine all'autore più o meno rilevante a seconda dell'altezza cronologica dello stesso), laddove la presenza del "ri" fa una grande differenza.

    Chi ritiene che il contributo e la personalità dell'interprete possa essere nei riguardi dell'opera creativa indipendente dall'ambito cronologico in cui opera l'autore, del suo stile espressivo, anche dall'opera stessa, apprezzerà Gould. Chi invece riterrà che da tutti questi elementi non si possa prescindere, probabilmente resterà critico nello stesso modo in cui resto io.

    Comunque Carlo non vorrei che questo nostro discorso diventasse un'aspra polemica. Sono contento se ti piacciono gli interpreti filologici: spero che ne potremo parlare, più serenamente magari, in futuro... Edizioni di classica su supporti vari (SACD, CD, Vinile, liquida ecc.) - Pagina 40 285880


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    Messaggio Da ema49 Lun Mag 16, 2011 3:54 pm

    Pazzoperilpianoforte ha scritto:
    Comunque Carlo non vorrei che questo nostro discorso diventi un'aspra polemica. Sono contento se ti piacciono gli interpreti filologici: spero che ne potremo parlare, più serenamente magari, in futuro... Edizioni di classica su supporti vari (SACD, CD, Vinile, liquida ecc.) - Pagina 40 285880

    Ecco, bravo Vito..anche perché state riproponendo, a ruoli invertiti, un discorso che ha riempito paginate in questo trhead (a parte Dante..forse la parte più interessante..). Un discorso che noi due abbiamo esaurito restando ognuno con le proprie ragionevoli e ragionate convinzioni.
    Io resto il "reazionario", tu il "moderato", Carlo l'"estremista" della libertà interpretativa. C'è posto per tutti. Senza stancare i pochi che siamo riusciti a portare in questo luogo sperduto.

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    Messaggio Da aircooled Lun Apr 09, 2012 10:57 pm

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    Messaggio Da carloc Mar Apr 10, 2012 10:15 am

    aircooled ha scritto:uppeteEdizioni di classica su supporti vari (SACD, CD, Vinile, liquida ecc.) - Pagina 40 650957


    Dove l'avevi nascosto finora? Edizioni di classica su supporti vari (SACD, CD, Vinile, liquida ecc.) - Pagina 40 424797 Edizioni di classica su supporti vari (SACD, CD, Vinile, liquida ecc.) - Pagina 40 424797 Edizioni di classica su supporti vari (SACD, CD, Vinile, liquida ecc.) - Pagina 40 424797 sunny sunny sunny sunny


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    Messaggio Da Bruckner Mer Nov 12, 2014 5:45 pm

    Grande Argerich nel "doppio"...

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